Si è tenuto nella mattinata del 1° marzo a Palazzo Chigi il Tavolo sulla crisi idrica, convocato e presieduto dalla presidente del consiglio, Giorgia Meloni.
Il Governo intende infatti affrontare quella che potrebbe rivelarsi un’emergenza, tenendo conto della scarsa percentuale di impegno delle risorse idriche effettivamente disponibili e della necessità di abbattere i tempi per opere che riducano la dispersione idrica e permettano la pulizia dei bacini.
Al tavolo hanno preso parte i ministri delle Infrastrutture e trasporti, dell’Agricoltura, degli Affari europei e Sud, dell’Ambiente, degli Affari regionali, della Protezione civile, la viceministra dell’Ambiente, i sottosegretari Mantovano e Morelli.
Nel corso della riunione si è convenuto di affrontare la questione idrica a fronte della siccità in corso:
- istituendo a Palazzo Chigi una cabina di regia tra tutti i ministeri interessati per definire un piano idrico straordinario nazionale d’intesa con le Regioni e gli enti territoriali per individuare le priorità di intervento e la loro adeguata programmazione, anche utilizzando nuove tecnologie;
- lavorando a un provvedimento normativo urgente che contenga le necessarie semplificazioni e deroghe e accelerando i lavori essenziali per fronteggiare la siccità;
- avviando una campagna di sensibilizzazione sull’uso responsabile della risorsa idrica;
- individuando un commissario straordinario con poteri esecutivi rispetto a quanto programmato dalla cabina di regia.
Articolate e pronte le reazioni delle Associazioni.
Per Confagricoltura è indispensabile che la task-force di Palazzo Chigi ascolti i territori e le rappresentanze imprenditoriali attraverso cabine di regia da istituire a livello locale.
Per la Cia- Agricoltori Italiani: «Le dichiarazioni uscite dal tavolo interministeriale portino subito ad azioni concrete: dall’individuazione veloce di un commissario straordinario all’annunciato provvedimento normativo urgente con deroghe e semplificazioni per accelerare i lavori essenziali a far fronte all’emergenza. Occorre una strategia e pianificazione di lungo periodo, considerati i cambiamenti climatici in atto. In particolare: sbloccare e favorire il riutilizzo a uso agricolo delle acque reflue depurate; realizzare serbatoi artificiali, ad uso multifunzionale, per la capitalizzazione dell’acqua (in eccesso/di riuso/di pioggia); avviare una rete di piccoli laghetti e invasi, ‘smart’ sotto il profilo tecnologico e amministrativo, diffusi su tutto il territorio»
Per Copagri: «L’Italia, che ogni anno preleva dalle falde oltre 9 miliardi di metri cubi di acqua potabile, pari a oltre 400 litri al giorno a persona, sconta una gravissima dispersione della risorsa idrica, causata da una rete colabrodo con perdite medie del 40-50% e con una scarsissima manutenzione. In questo contesto si inseriscono gli effetti del cambiamento climatico, diventa perciò prioritario prevedere un nuovo piano di gestione idrica che sia pluriennale, coordinato e integrato. Bene quindi la cabina di regia, che dovrà però coinvolgere tutti i portatori di interessi, con particolare riferimento ai rappresentanti dei settori produttivi, a partire dall’agricoltura».
La redazione
Fonte: terraevita.edagricole.it