Leggiamo un interessante articolo su Il fatto alimentare che riguarda i prezzi dell’olio sullo scaffale dei supermercati.
L’articolo spiega, grazie all’aiuto dell’agronomo Alberto Grimelli, direttore de Teatro Naturale, perché una bottiglia di olio extravergine d’oliva costa poco più dell’olio d’oliva.
Prima di tutto spieghiamo cosa sono i due diversi olii perché la nomenclatura commerciale può indurre in errore.
L’olio extra vergine d’oliva è ottenuto dalla spremitura di olive sane, ad una temperatura tra i 27 e i 30°C, quindi filtrato e poi imbottigliato mantenendo sapori, odori e caratteristiche nutrizionali di eccellenza.
L’olio di oliva è una miscela ottenuta dall’olio di oliva raffinato, ovvero dall’olio d’oliva lampante trattato chimicamente per eliminarne o abbassarne l’alta acidità, il colore e l’odore, con una percentuale di olio di oliva vergine o extravergine, peraltro non codificata dalla Legge.
Nonostante questa notevole diversità qualitativa il prezzo sullo scaffale dei grandi supermercati è pressoché identico. Da Esselunga l’olio di oliva a marchio della catena indica 5,79 €/l, e l’extra vergine 5,89 €/l (rilevazione online 2 febbraio 2023). Da Coop il listino dell’olio di oliva a marchio indica 5,19 €/l, mentre l’extra vergine lievita a 5,79. Come si vede il differenziale varia da 20 a 50 centesimi di euro. Come può essere possibile?
Risponde Alberto Grimelli: “È il mercato che fissa i prezzi. In Europa il dominus è la Spagna ed è lei che fissa le regole, essendo il Paese con la maggiore produzione, con una media negli ultimi cinque anni di 1,5 milioni di tonnellate prodotte, ovvero cinque volte tanto la produzione italiana. L’industria olearia spagnola è molto meccanizzata e adotta programmi di coltivazione e sistemi di raccolta di tipo “industriale”. Il metodo permette grosse economie di scala ma ha un inconveniente, favorisce la quantità a discapito della qualità. Per questo motivo il 60-70% dell’olio prodotto è classificato come vergine o lampante, ovvero olio che presenta difetti. Quello extra vergine rappresenta la rimanente quota e non tutto è di buona qualità, e comunque non ha uno standard comparabile con l’olio made in Italy”.
Alla borsa di Jaen la differenza di prezzo fra olio lampante ed extra vergine è di circa 50 centesimi.
Quindi l’interesse della Spagna è vendere a buon prezzo l’olio lampante, che dopo la raffinazione diventa olio di oliva raffinato, pronto per le miscele.
Continua Grimelli : “Per capire la situazione va detto che se in Italia il riferimento nel mercato all’ingrosso dell’olio è l’extra vergine di oliva, in Spagna è il lampante. Si tratta di un rovesciamento della prospettiva dovuta al tipo di produzione e al tipo di richiesta del mercato spagnolo, dove i consumi di olio di oliva sono superiori a quelli dell’extra vergine.”. Gli spagnoli infatti usano molto olio di oliva per friggere, mentre gli italiani in cucina impiegano quasi esclusivamente extra vergine (che rappresenta l’80% e più delle vendite nella grande distribuzione) scegliendo spesso quello più economico per gli alimenti da cuocere e quello più pregiato per condire a crudo.
Il risultato è sotto gli occhi dei nostri consumatori: l’olio extravergine d’oliva costa poco più di un olio d’oliva, salve le produzioni di pregio, e se poi si è in un momento promozionale è molto facile e probabile trovare l’olio extravergine d’oliva a costi più bassi dell’olio d’oliva.
La redazione