Gli oli extravergini di oliva a denominazione di origine (Dop/Igp) rappresentano solo il 2-4% del mercato italiano e sono, paradossalmente, più apprezzate all’estero che in Italia. Il 60% dell’extravergine di oliva Igp Toscano vola all’estero, percentuali molto simili per due Dop sicule (Dop Monte Etna e Monti Iblei), ma ottime performance di export stanno anche registrando il neonato Igp Sicilia, con diversi container che sono approdati negli Stati Uniti, senza contare il Terra di Bari Dop, celebrato soprattutto nei supermercati del Nord Europa.
“Gli oli extravergini di oliva a denominazione di origine sono una risorsa che stiamo ancora sfruttando poco in Italia – spiega Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola – e come associazione faremo di tutto per proteggerli dalla speculazione o da un uso improprio a scaffale, come prodotto civetta.”
Nel corso del G7 Agricoltura di Ortigia (Divinazione Expo, 21-28 settembre) Italia Olivicola darà vita a una serie di eventi e seminari per spiegare il valore della tracciabilità, sostenibilità targata con le certificazioni di origine Dop e Igp.
Gli oli extravergine di oliva a denominazione di origine non danno ancora un valore aggiunto particolarmente spiccato sul mercato e questo disincentiva, a volte, il loro uso da parte degli olivicoltori e dei frantoiani. Ma le leve che possono appassionare a un olio Dop/Igp il consumatore nazionale e internazionale sono molte. E come disse un famoso siracusano secoli fa: “datemi una leva e vi solleverò il mondo!” (Archimede, 287 a.C. – 212 a.C).
Gli esperti di Italia Olivicola che si succederanno alle tavole rotonde e ai seminari spiegheranno il valore delle Dop e Igp ma anche gli strumenti a disposizione per ricavare reddito attraverso l’uso delle certificazioni di origine che, su altri prodotti, hanno fatto la fortuna di interi territori.
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