Contenuto in steroli, ecco i risultati su 317 campioni di olio

Sono 317 i campioni di olio di Coratina, Nocellara del Belice, Biancolilla, Cerasuola e Tonda Iblea di cui tra il 2016 e il 2022 è stato misurato il contenuto in steroli totali, con le varietà in purezza e in blend.

I risultati – tutti inferiori ai 1000 mg/kg stabiliti dalla norma – confermano una tesi su cui si dibatte da tempo: il contenuto in steroli, almeno fino a che permane questo limite, non può assolutamente essere considerato un parametro di purezza dell’olio extravergine di oliva. Per questo motivo occorre cambiare o comunque aggiornare questo limite che rischia di penalizzare quasi il 40% della produzione olivicola nazionale (il 33% lo fa la sola Coratina, il restante 7% gli oli siciliani).

Questo passo potrebbe essere fatto già quest’anno, se il candidato italiano alla direzione esecutiva del Coi, Roberto Berutti, sarà indicato da Bruxelles come il candidato dell’Unione europea, per prendere il posto del tunisino Ghedira che ha già ricoperto due mandati (ndr: nostro articolo del 24 febbraio scorso).

Questo è un problema che il COI conosce da anni, mai considerato urgente; probabilmente perché è un problema poco interessante per i paesi nordafricani e per la Spagna (ndr: nostro articolo del 21 febbraio scorso).

Il costante rinvio pone l’Italia in un difficile situazione, visto che i monovarietali sono tra le produzioni preferite per l’extravergine italiano e il mancato raggiungimento dei 1000 mg/kg significa, appunto, assenza di uno dei fondamentali parametri di purezza.

Concetti su cui si è soffermato il prof. Maurizio Servili, docente di scienze e tecnologie alimentari all’Università di Perugia, nella sua interessante relazione ai partecipanti al Corso di idoneità fisiologica tenuto dall’Agenzia Marche Agricoltura Pesca (Amap).

Servili ha ricordato che il contenuto in steroli per la purezza dell’extravergine è stato introdotto nel 1990 con un intento ben preciso: smascherare le truffe sull’olio di oliva da parte di chi vendeva come tale miscele che contenevano anche altri oli vegetali. Erano anni in cui di monovarietale nessuno parlava e non si era mai preso in esame il contenuto di steroli per singole cultivar.

Con la loro progressiva produzione e valorizzazione, però, come si è detto, il problema è emerso in tutta la sua portata.

Ecco qualche numero: dei 317 olii presi in esame nelle diverse annate, la Coratina ha una media di steroli pari a 940.1 mg/kg, la Nocellara di 881, la Biancolilla di 910.4, i blend di Biancolilla e Nocellara di 897.3 e quelli di Cerasuola, Tonda Iblea, Nocellara e Biancolilla di 922.5.

Occorre aggiungere che un simile problema lo ha anche la Grecia con la varietà Koroneiki, che da sola copre il 60% della produzione olivicola di quel paese.

Per Servili la causa è indubbia: l’effetto principale è la genetica.

Sono stati presi in considerazioni da diversi studi l’ambiente, l’epoca di raccolta, l’estrazione in olio, ma i risultati sono discordanti nell’individuare fattori determinanti.

Nell’attesa che il Coi modifichi la situazione, c’è da confidare che il positivo confronto avuto tra Società Sostanze Grasse e Repressione Frodi, dove si è avuto modo di affrontare e prendere perfettamente coscienza del problema – anche a seguito della richiesta della Gdo di pretendere parametri di purezza – possa far comprendere a chi è demandato ai controlli di tener conto di questi valori in maniera ben precisa, al fine di non colpevolizzare quanti, con coscienza, onestà, professionalità e dedizione, puntano a valorizzare alcune delle migliori varietà dell’olivicoltura nazionale.

La redazione

Fonte: olivonews.it/