Secondo gli ultimi dati della Commissione europea, nei primi due mesi della campagna 2022/23, gli Stati membri dell’Unione Europea hanno esportato un totale di 126.256 tonnellate di olio d’oliva verso i Paesi terzi extracomunitari, un calo del 5,4% rispetto alla stagione precedente.
Per l’export gli Stati Uniti rimangono la principale destinazione delle esportazioni di olio d’oliva dell’UE, anche se in calo del 3,7%, seguiti dal Brasile, con +14,4%, e dalla Cina, con -7,4%.
Altre destinazioni prioritarie sono il Regno Unito (7.680 tonnellate, -34,85), il Giappone (7.592 tonnellate, -15,9%), il Canada (5.607 tonnellate, +31,3%) e l’Australia (4.581 tonnellate, +5,2%).
Per quanto riguarda le importazioni, i dati della Commissione europea precisano che l’UE ha importato un totale di 18.870 tonnellate da Paesi terzi, l’1,7% in meno rispetto a ottobre e novembre della stagione precedente.
Si registra il +10,3% dalla Tunisia, il +255,5% dalla Turchia, il -65,7% dall’Argentina, il meno dell’1% dal Marocco, il +42,3% dalla Siria, dal Regno Unito -15,8% e il -99,6% dal Cile.
Per quanto riguarda le importazioni di olio d’oliva, l’Italia ha importato in soli due mesi 454.000 tonnellate di olio d’oliva rispetto alle 548.000 tonnellate dell’intera campagna 2021/22.
In questo contesto, il nostro Paese quest’anno ha aumentato la sua dipendenza da altri Paesi produttori che hanno registrato raccolti maggiori, soprattutto Grecia e Tunisia.
Se il mercato continuerà a funzionare come previsto, con un ritmo di circa 50/70.000 tonnellate al mese, le scorte di olio d’oliva sul mercato comunitario da collegare al prossimo raccolto potrebbero essere pari a 375.000 tonnellate, rispetto alle 670.000 tonnellate con cui è stata affrontata l’attuale campagna.
La redazione
Fonte: oilmeridian.com